150 milioni di anni fa faceva più freddo di questi giorni. Si, lo so, è difficile credervi soprattutto a causa della mancanza di abbracci. La ho presa un pò da lontano…penserete… non ci eravamo lasciati con gli omega 3 e il covid 19?

Si. Ma circa 150 mila anni fa gli omega 3, o meglio nuovamente le alghe, ci avrebbero fornito un’altra ‘spinta’ verso ciò che siamo adesso.

La terra viveva una delle sue glaciazioni e gli ominidi che si trovarono a viverci erano due specie. una era quella dei Neandertaaliani che erano, da mamma Africa, saliti verso l’Europa. Erano divenuti più corti e tozzi dei parenti lasciati in Africa, ma non ci affezioniamo che poi faccio fatica a dirvi che si sono estinti.

L‘homo Sapiens arcaico invece era rimasto in Africa centro orientale e neanche loro se la passavano benissimo. Eppure invece che l’estinzione capitò un’altra svolta.

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La capacità cerebrale del suo predecessore, Australopithecus africanus, in oltre 3 milioni di anni, era variata relativamente poco. Nel milione di anni tra Homo erectus e Homo sapiens si assiste invece ad un aumento importante. Da circa 400g il cervello di questo ominide inizia ad accrescersi ed in breve tempo, considerato i tempi medi dell’evoluzione, arriva a pesare 1,4 kg.

Questo significa maggiore capacità di ragionare, di comunicare, di entrare in relazione ed interagire con l’ambiente. Come fu possibile questo salto?

Studi convincenti sostengono che [ 1 ] la scoperta e il successivo sfruttamento  dei frutti di mare coincide con la rapida espansione della corteccia cerebrale unica per gli esseri umani moderni. Ed in questa nuova dieta un ruolo fondamentale lo giocarono le considerevoli quantità di omega 3 di cui riuscirono a nutrirsi. [2]

Da quanto lontano viene l’apporto alla costruzione dei nostri corpi di questi nutrienti di cui stiamo parlando e che nella maggior parte dei casi ignoriamo! Da potenziatori della nostra materia grigia a pompieri di quella risposta immunitaria fisiologica chiamata infiammazione. 

Ma dove eravamo rimasti ?

Omega 3 ed infiammazione da COVID 19

Nell’articolo precedente abbiamo parlato di come gli omega 3 siano i precursori di alcuni composti in grado di attivarsi non appena si avvia il processo infiammatorio per determinarne la risoluzione. Il processo infiammatorio nasce come uno strumento di difesa del corpo ma se incontrollato può divenire devastante. E’ quello che accade nei casi più gravi dell’infezione da Covid 19.

Recenti studi sostengono che questo passaggio dovuto alla presenza di omega 3 potrebbe essere molto importante anche nell’aiutare lo spegnimento dell’infiammazione incontrollata dovuta al COVID-19 , collegata alla sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS).[3,4] I ricercatori sono andati ad utilizzare alcune combinazioni nutrizionali contenenti antiossidanti e ricche di omega 3, nelle forme EPA e DHA, in numerosi studi su pazienti con sindrome da distress respiratorio (ARDS).
Il risultato ottenuto è di un miglioramento significativo dell’ossigenazione del sangue e significative riduzioni del fabbisogno di ventilazione, e della durata del ricovero in terapia intensiva e l’aumento della durata di vita in casi gravi[5].

Questi risultati hanno portato a suggerire un ruolo importante per l’EPA e il DHA nel miglioramento dell’infiammazione e delle lesioni polmonari.

Ma non assumiamo già quantitativi adeguati di questi omega 3?

Pare di no.
In un sondaggio globale ( 298 studi) sul contenuto di EPA + DHA nel sangue di popolazione di diverse regioni del mondo, si è riscontrato uno stato “basso” o “molto basso” (cioè i livelli associati ad aumento del rischio di mortalità cardiovascolare) di EPA + DHA nella maggior parte dei paesi valutati [6].
Le regioni con alti livelli ematici di EPA + DHA (> 8%) includevano il Mar del Giappone, la Scandinavia e le aree con popolazioni indigene o popolazioni non completamente adattate alle abitudini alimentari occidentali. Livelli ematici molto bassi (≤4%) sono stati osservati in Nord America, America centrale e meridionale, Europa, Medio Oriente, Sud-est asiatico e Africa.

E In Italia?

Come si può vedere dall’immagine, presa dal sondaggio mondiale di cui stiamo parlando, l’Italia è fra i paesi con livelli molto bassi di omega 3 nel sangue insieme a Irlanda, UK, Grecia, Serbia e Turchia, Canada e USA, in Nord America e Guatemala e Brasile, in America centrale e meridionale.
Quindi da una parte abbiamo conferme sull’importanza di questi nutrienti nella nostra alimentazione, come risolutori dell’infiammazione, e dall’altra la totalità di questi dati suggerisce la generale carenza nutrizionale di omega-3 in tutto il mondo.

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Dieta occidentale moderna

Gli esseri umani si sono evoluti consumando quantità approssimativamente uguali di omega 3(DHA) e omega 6 (AA) [7]. Nell’ultimo secolo questo equilibrio è stato drasticamente spostato a favore degli acidi grassi omega-6. Le rivoluzioni e invenzioni agricole e industriali  hanno portato ad un drammatico aumento della disponibilità degli acidi grassi da oli di semi, ricchi di acidi grassi omega-6, acido linoleico [8]. Nella selvaggina gli omega 3 ed i 6 sono presenti quasi in uguali quantità ma nella carne delle colture occidentali è predominante la quantità di omega 6. L’addomesticamento del bestiame e del pollame ha portato a uno spostamento dell’alimentazione animale da una dieta ricca di omega 3 a una dieta ricca di omega 6.

Questo ci porrebbe come potenzialmente più vulnerabili a tale infezione!

 

Dove troviamo gli omega-3?

Buone fonti di omega 3 sono le noci, semi di soia, semi di lino, cavolfiore e cavoletti di bruxelles. Il tuorlo d’uovo contiene una fonte rilevante di DHA ma i maggiori livelli sono presenti in pesce e frutti di mare.

Sardine, tonno, salmone e aringhe ed anche anguille, krill e alghe sono fra le maggiori fonti di questi benefici acidi grassi.

Di quanto omega-3 abbiamo bisogno?

L’assunzione giornaliera raccomandata per un adulto è di 250 mg EPA-DHA. Per i bambini, la ricerca suggerisce che per lo sviluppo ottimale del cervello la dose raccomandata è di 150 mg al giorno. [9–10].

Meno del 20% della popolazione mondiale mangia fino a 250 mg/giorno di  omega-3. Ne consegue che più dell’80% del mondo non riesce a soddisfare neanche l’assunzione raccomandata più bassa.[11]

Con la recente maggiore attenzione sulle proprietà benefiche di questi acidi grassi, la domanda di integratori omega-3 è aumentata tanto. Tuttavia, nonostante gli integratori potrebbero fornire un buon quantitativo di omega 3 in poco tempo, diversi studi supportano l’idea che il consumo regolare dagli alimenti abbia effetti benefici più duraturi che l’assunzione regolare di integratori omega-3.

Nella tabella seguente la quantità di acidi grassi omega-3 per 100g di alcune specie di frutti di mare.tableOmega3 Lunga vita alle sardine

Il pesce è così ricco di omega 3 perchè ha una buona dieta!

Il fitoplancton, le alghe grandi e piccole di cui si nutre ne sono ricchissime produttrici. Tuttavia gli scarti inquinanti delle produzioni umane che affollano grazie alla nostra indecenza i mari e l’innalzamento della temperatura mondiale ne stanno alterando la composizione.[12]

Tutto è collegato. Siamo il frutto di un equilibrio straordinario che il tempo ha cesellato. Chissà che la consapevolezza di questa straordinarietà possa aiutarci, per tutelarla come una figlia, a cambiare rotta.

Riferimenti Bibliografici

  • 1.Broadhurst, C.L.; Wang, Y.; Crawford, M.A.; Cunnane, S.C.; Parkington, J.E.; Schmidt, W.F. Brain-specific lipids from marine, lacustrine, or terrestrial food resources: Potential impact on early African Homo sapien. Comp. Biochem. Physiol. B Biochem. Mol. Biol. 2002, 131, 653–673.
  • 2.Joanne Bradbury. Docosahexaenoic Acid (DHA): An Ancient Nutrient for the Modern Human Brain. Nutrients 2011, 3(5), 529-554; https://doi.org/10.3390/nu3050529.
  • 3. Basil, M.C.; Levy, B.D. Specialized pro-resolving mediators: Endogenous regulators of infection and inflammation. Nat. Rev. Immunol. 2016, 16, 51–67. [CrossRef] [PubMed]
  • 4. Dushianthan, A.; Cusack, R.; Burgess, V.A.; Grocott, M.P.; Calder, P.C. Immunonutrition for acute respiratory distress syndrome (ARDS) in adults. Cochrane Database Syst. Rev. 2019.
  • 5. Philip C. Calder, Anitra C. Carr, Adrian F. Gombart, Manfred Eggersdorfer. Optimal Nutritional Status for a Well-Functioning. Immune System Is an Important Factor to Protect against Viral Infections. Nutrients, Review- 10 marzo 2020
  • 6. Stark, K.D.; Van Elswyk, M.E.; Higgins, M.R.; Weatherford, C.A.; Salem, N. Global survey of the omega-3 fatty acids, docosahexaenoic acid and eicosapentaenoic acid in the blood stream of healthy adults. Prog. Lipid Res. 2016, 63, 132–152.
  • 7. Simopoulos, A. Essential fatty acids in health and chronic disease. Am. J. Clin. Nutr. 1999, 70,
    560S–569S.
  • 8. Miller, J.B.; Foster-Powell, K.; Colagiuri, S.; Leeds, A. The GI Factor: The Glucose Revolution, 2nd ed.; Hodder Headline: Sydney, Australia, 1996.
  • 9. EFSA Panel on Dietetic Products. Scientific opinion on dietary reference values for fats, including saturated fatty acids, polyunsaturated fatty acids, monounsaturated fatty acids, trans fatty acids, and cholesterol. EFSA J. 2010, 8, 1461.
  • 10. Food and Agriculture Organization of the United Nations. Chapter 2: Summary of conclusions and dietary recommendations on total fat and fatty acids. In Fats and Fatty Acids in Human Nutrition: Report of An.Expert Consultation: 10–14 November 2008, Geneva; Food and Agriculture Organization of the United Nations: Rome, Italy, 2010; pp. 9–20.
  • 11. Winkler J. T. The Most Hidden of All the Hidden Hungers: The Global Deficiency in DHA and EPA and What to do About It. World Rev. Nutr. Diet. 2018, 118, 123–130. 10.1159/000484645.
  • 12. Jing X., M.D., Ph.D. Omega-3: A Link between Global Climate Change and Human Health Biotechnol Adv. 2011 JUL-AUG; 29(4): 388–390.
  • Luciano Proietti, Figli Vegetariani. Sonda Edizioni
  • http://www.fao.org/in-action/globefish/fishery-information/resource-detail/en/c/1052098/

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Nutrizionista e Fitoterapeuta