Capita spesso che mie amiche mi interroghino su cosa mangiare in caso di cistite. Quasi tutte sconvolte in seguito ad una visita dall’ennesimo specialista che impropriamente sintetizzando, sull’alimentazione da seguire in questi casi, emette la solita indicazione ”mi raccomando deve eliminare tutti gli zuccheri!” Ecco.
Premettendo che quelli, gli “zuccheri”, o carboidrati o glicidi o amidi… , sono praticamente ovunque forse il problema è, come sempre, saperli usare. Così mentre scrivevo un promemoria per l’ultima vittima dell’ennesimo attacco di cistite dando uno sguardo fra le ultime pubblicazioni scientifiche, i libri di fitoterapia e i testi di biochimica ne è nato questo che segue. Forse un articolo, forse qualcosa che potrà essere utile a qualche altra. E ho deciso di condividerlo. A buon rendere.
Le cistiti sono infiammazioni della vescica di varia origine. Una vescica che si svuota con regolarità è in genere molto resistente alle infezioni batteriche, per cui la comparsa di una cistite è dovuta ad una contaminazione batterica imponente e al fatto che non andiamo in bagno tutte le volte che dovremmo.
Anche nel mantenimento della salute della vescica il microbiota, l’insieme delle diverse famiglie di batteri con cui conviviamo, selezionata lungo l’evoluzione e al cui equilibrio dobbiamo il corretto comportamento del nostro corpo, risulta determinante.
Normalmente le vie urinarie non contengono germi, a eccezione delle zone più esterne dell’orifizio uretrale e poiché l’uretra femminile è più corta è anche più semplice da risalire in caso di infezione.
Ecco perché la cistite è diventata una questione prettamente femminile.
Molto spesso la contaminazione batterica della vescica è di origine intestinale attraverso le vie esterne, oppure attraverso la via linfatica ed ematica (nell’urinocoltura è frequente ritrovare lo sviluppo di Escherichia coli e di Proteus). Fra le prime cose da fare è fondamentale che il regime alimentare del paziente assicuri transito e toilette intestinale fisiologici.
Può risultare utile seguire una dieta secondo queste indicazioni:
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Frutta cruda e ortaggi freschi crudi in abbondanza.
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Pane, riso, pasta e altri cereali integrali (per la ricchezza in fibre alimentari ad azione idrofila e stimolante la peristalsi intestinale).
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Verdure cotte in minestre o a vapore a piacere.
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Legumi (piselli, fagioli, lenticchie) 2-3 volte a settimana.
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Olio extra-vergine d’oliva a crudo.
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Latte, yogurt, formaggi freschi (circa 70g) dalle 3 alle 4 volte a settimana.
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Uova carne e pesce una volta a settimana (max 100 di ognuno).
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Evitare superalcolici, caffè, dolci industriali, cacao e fumo.
Ai soggetti adulti è consigliata la cipolla per le sue essenze solforate e i composti fenolici che hanno dimostrato di essere in grado di inibire la crescita, fra gli altri, di alcuni ceppi di Proteus, stafilococchi, salmonelle e in misura minore di E. coli.
Inoltre nella cipolla troviamo la quercetina dalla nota attività antiossidante, antinfiammatoria ed immunomodulante.
Fra le piante, utili consigliamo:
Bardana, radice. Antibiotico nei confronti di alcuni batteri (Gram+) e di funghi patogeni, cicatrizzante su ferite e dermatosi.
Camomilla, infiorescenze a capolino, sfiammante e antisettica.
Cicoria, radici e foglie, depurativa e diuretica
Erica, foglie e sommità fiorite, antisettica, diuretica ed antinfiammatoria.
Eucalipto, foglie di rami adulti, balsamico, antisettico, antispasmodico.
Finocchio, frutti impropriamente chiamati semi, batteriostatico su alcuni batteri come E. coli, Candida albicans, Stapilococcus aureus, Serratia marcescens.
Gramigna, rizoma, antibatterico urinario, antilitiasico renale e biliare.
Malva, foglie e fiori, emolliente e protettivo delle mucose.
Delle tante proprietà che hanno queste piante ho riportato quelle immediatamente utili nel caso che stiamo trattando.
Ci sono diverse ragioni per prevenire la cistite. Per esempio ridurre l’utilizzo di antibiotici nei soggetti predisposti.
Ciò è particolarmente consigliato per tre motivi:
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Escherichia coli, il primo agente causa di cistiti complicate, acquisisce sempre più resistenza ad uno svariato tipo di antibiotici.
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Può esserci uno stravolgimento significativo sul microbiota della vagina e dell’intestino in seguito anche a brevi assunzioni di antibiotico oltre che insorgenza di resistenza a uest’ultimo e quindi perdita di efficacia.
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Ci sono rischi associati all’utilizzo di antibiotico, incluse reazioni allergiche, infezioni vaginali da candida che ricorrono nel 22% delle donne trattate per cistiti recidive.
Attenzione allo stile di vita come ad alcune abitudini relative al sesso, al non trattenere la pipì, ad una corretta igiene urovaginale e una adeguata alimentazione ed idratazione aiutano non poco.
E il cranberry? Il cranberry o mirtillo rosso americano si era dimostrato più utile nella prevenzione che in cura. Veniva usato per il benessere del tratto urinario già dagli indiani d’America. Uno dei suoi meccanismi di azione ipotizza che il suo succo cambiasse le capacità termodinamiche dei batteri nel tratto urinario creando una barriera energetica che evitava che i microorganismi riuscissero ad attaccarsi alle cellule. Tuttavia, ha visto tempi migliori.
Un lavoro abbastanza importante di qualche anno fa, che considerava i risultati di circa 24 studi fatti nel tempo sul mirtillo rosso americano avrebbe stabilito che non funziona più della magnifica acqua fresca.
Un totale di 4473 donne di diverse età e condizioni donne giovani, anziane, incinta, con cistiti occasionali o ricorrenti erano monitorate per verificare l’efficacia del cranberry sulla risoluzione delle cistiti.
Ne è emerso che le donne che assumevano cranberry non presentavano ridotti sintomi di cistite rispetto alle donne che assumevano solo acqua o quelle che non trattavano la loro cistite in nessun modo.
C’è da dire però che gli studi sono stati eseguiti senza attenzione riguardo la qualità del cranberry usato. Ogni pianta svolge il suo effetto perchè all’interno ha delle molecole che permettono questo, nella fattispecie qui le protoantocianidine. Nel caso dei prodotti testati, a base di mirtillo rosso americano, in questi studi non si sa se erano troppo diluiti i succhi usati e poche le protoantocianidine o effettivamente meno attivi del previsto. Sono tanti i prodotti poco seri che possiamo trovare in giro questo non significa che il cranberry in giuste quantità non funzioni.
Invece si è confermato utile aumentare l’introito di acqua. In modo da determinare un maggior lavaggio della vescica e degli ureteri, diluizioni dei batteri responsabili della infezione e la loro espulsione tramite pipì più frequenti.
In particolare furono monitorate un gruppo di donne che per questioni di lavoro non potevano andare in bagno ogni volta che volevano ( insegnanti, cameriere, etc.). Per queste ultime rispetto a donne che potevano andare in bagno con maggiore libertà si documentarono più frequenti casi di cistite.
Insomma se la pipì scappa noi dovremmo seguirla a ruota.
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