A luglio 2018 anno abbiamo aperto l’Ambulatorio di Nutrizione Trotula grazie a varie stelle in costellazione fra cui due singolari famiglie, la Famiglia di Rita Romano e di Rita Abagnale ed un primario illuminato, presso il reparto di ematoncologia dell’ospedale A. Tortora di Pagani (SA).
Ai tempi in cui la medicina si serviva di alimentazione e piante per curare il malato, Trotula De Ruggiero è stata una delle prime medichesse d’Europa, esponente di primo ordine della scuola medica salernitana.
E perchè un ambulatorio al servizio dei pazienti di un reparto di ematoncologia?
Per fornire indicazioni su quanto i precedenti stili di vita hanno potuto incidere sull’insorgenza della patologia e provare a cambiarli e per invitare a considerare il cibo come la prima risorsa per il mantenimento del nostro benessere.
Dagli incontri con gli straordinari pazienti che si stanno servendo dell’ambulatorio nascono queste storie come testimonianze di umanità più che di malattia.
Racconti, parole che vogliono presentare a chi in questo progetto ci ha creduto, alcune delle persone che insieme stiamo supportando.
I nomi dei protagonisti delle storie sono naturalmente di fantasia.
Il Signor Marte bussa alla porta dell’ambulatorio di nutrizione con un vigore che appare miracoloso per un uomo della sua età.
Mi alzo ci stringiamo la mano. La stretta conferma la forza che avevo inteso dai colpi alla porta.
Si siede a me di fronte. Inizia a parlare come un fiume in piena. Sversa notizie. Ancor prima che riuscissi a chiedere niente comincia “Dottoressa io mi trovo qui perché il mese scorso mi hanno trovato un brutto male…”.
Dato che prima che entrasse come un ufficiale di corazzata stavo lavorando sulla scheda dati del paziente precedente, gli chiedo di aspettare un attimo per salvare e conservare il lavoro fatto. Ma… il tempo di socchiudere le labbra e lui già continua “…nella sfortuna sono stato fortunato. Perché io sono stato operato anni fa di cistifellea…”. Lo riguardo incredula che non avesse considerato minimamente la mia richiesta.
Quando inizi a lavorare con persone che subiscono o hanno subito importanti degenze ospedaliere e sofferenze psichiche e fisiche prolungate impari che ogni probabile scortesia che ti si può mostrare in quel momento va valutata due volte prima di rispondere. Poi se tale rimane, fatta notare con la maggiore serenità possibile. Innalzi di un bel po’ verso l’alto l’asticella della tolleranza e fissi, dentro di te, dei punti fermi riguardo a quanto vale il lavoro che fai. Quello è il faro a cui guardi. E i fari sono immuni alla furia di qualsiasi vento. Anche quelli contrari.
Così respiro e lo metto a fuoco cercando di sfumare l’alone dell’assurdo. E mentre lo scruto compare all’occhio un tubicino sottile e trasparente che sale dall’antro dell’orecchio. E’ sordo. Tutt’apposto.
Ripeto la mia richiesta alzando un po’ la voce ma non tanto che nella stanza accanto c’è la sala di attesa del Day Hospital da cui ci separa un muro di carta velina.
Lui si accorge finalmente della mia richiesta e si ferma. Velocemente salvo il lavoro precedente e poi ne approfitto per provare a dirigere io il flusso dei ricoveri e ricordi del Sig. Marte. Ah si. E’ in questo momento che scopro questo evocativo cognome e che era il suo compleanno.
“Allora, partiamo dal suo nome?”
“Lorenzo Marte.”
“Quando è nato?”
“10 agosto 1936” ancora prima che glielo dica io lui aggiunge sorridendo “...e si è il mio compleanno oggi!”
“Auguri! “gli dico mentre lui sorride piuttosto felice.
“Sig. Marte cosa le hanno diagnosticato e con chi è in cura?”
“Allora, dottoressa, dovete saper che dieci anni fa io fui operato di cistifellea e alle vie biliari…”
Meno male potevamo partire dall’appendice da bambino.
“…da allora ogni volta che sentivo un dolore qui” e si tocca all’altezza del fegato “ …pensavo che fosse dovuto all’operazione che avevo avuto e non ci davo importanza”. Elenca poi una serie di medici amici da cui è stato a visita. “Il medico di famiglia lo vedo quasi tutte le settimane. Il gastroenterologo mi ha diagnosticato il colon irritabile diversi anni fa” il disturbo del secolo, chi non lo ha.
Continua aggiungendo“ …e dunque prendo questo farmaco da sempre…”.
“ E l’alimentazione non la ha cambiata?” domando.
“ si, ma solo negli ultimi 4 mesi…”risponde.
“ Bene è stato una decisione travagliata…meglio tardi che mai…” commento.
“ …e poi avevo la bile densa e quindi mi hanno dato la pillola per lubrificarla. Ma sapete, dottoressa è di famiglia…” una generazione di collerici, direbbe Ippocrate.
“ …poi per la pressione alta prendo una serie di pillole che un amico mio cardiologo mi ha consigliato”. Ogni pillola la sua ora del giorno. Come i raga indiani.
“…Ed un amico mio medico della prostata trovandola un po’ infiammata mi ha consigliato quest’altra pillola…”
Lui se ne andava con il suo bagaglio di principi attivi di sintesi nella vita fino a quando una sera …
“ …eh, una sera che a pranzo avevo mangiato un po’ pesante…” il ricordo evocava ancora dolori al fegato al punto da portargli la mano a toccarselo. “ …prima di andare a letto mi feci una camomilla con un po’ di limone…e nella notte mi alzai con la necessità di vomitare. Non riuscii a raggiungere il bagno che vomitai tutta la camomilla e sangue…”. Aspettavo dicesse che il problema era stato la camomilla…” poi mi portarono all’ospedale e mi fecero gli accertamenti del caso ed ho scoperto “l’amico”…”
Chiamava amico pure quello che poi era stato diagnosticato come un adenocarcinoma pancreatico. Si trovava sulla testa del pancreas “ …e la diagnosi mica è stata fatta qua! Sono andato a Peschiera del Garda da un grande professore… amico mio…e così oggi mi trovo qui davanti a lei il giorno del mio compleanno“.
Naturalemnte per segnare tutti i dati in tempo reale riuscivo con il cavo orale a respirare giusto perché le dita seguivano a braccetto le lettere.
Gli chiesi cosa mangiasse prima per capire quanto le sue abitudini alimentari avessero influito su un quadro così complicato.
Scoprii così che aveva per lungo tempo avuto un’alimentazione devastante. Neanche i bambini erano nell’apprendere gusti e percezioni nuovi più resistenti.
Il Pesce stava bene a mare. Era presente nella sua dieta meno di 1 volta a settimana. Così i legumi. La carne rossa arrivava ad essere presente non raramente due volte al giorno. E i volatili un paio di volte a settimana
I cereali integrali si davano agli animali. E le verdure? Delle verdure, con un certo recondito orgoglio, confessava di non averne quasi mai fatto uso. C’era uno svezzamento mai completamente compiuto. Mi sarebbe piaciuto chiedergli del rapporto con la madre se non avessi avuto altri impegni.
L’acqua arrivava a mezzo litro al giorno con fatica e in compenso i dolci erano il vizio a cui non si riusciva a rinunciare.
“Con il fumo c’è l’ho fatta dottorè…ma i dolci no”.
Il Signor Marte era, acciaccato e buono, un esempio di ingegneria divina sopraffino. Nonostante il suo carattere fermo, sicuramente irascibile in gioventù, la malnutrizione e la sedentarietà, nonostante le 12 case farmaceutiche a cui dava da mangiare da quasi metà della sua vita era arrivato nel mio ambulatorio con le sue gambe e ora era qui davanti a me vitale dopo una diagnosi di una malattia così importante, a più di ottanta anni…”
Iniziavo a chiedermi chi fossi io e quello che si conosceva di fronte ad un uomo che è passato per una guerra da bambino e ora ne combatte molteplici con il suo corpo e le numerose terapie fatte e da fare, rimanendo verticale ed gagliardo.
Eppure non volevo lasciarlo andare via senza alcune indicazioni. Il punto era che, considerate le diagnosi fatte e i farmaci che prendeva, avrebbe dovuto campare di aria.
Mentre segnavo i punti in cui questa cattedrale di malnutrizione doveva iniziare a franare lui aggiunge “ ..ah dottorè…” come se dal cassetto dei medicinali non mi avesse tirato fuori tutto “ …tengo pure problemi di respirazione.”
Ho provato a consigliargli qualche esercizio di respirazione guidato, non ardivo nominare il pranayama. Ma insistette che il suo era un problema a cui riteneva nulla potevano queste tecniche, un problema serio. Non riusciva ad espirare tutta l’aria che inspirava ed io gli feci presente che “la maggior parte degli esseri umani ha questa problematica Sig. Lorenzo. Gente con 50, 60 anni meno di lei…”
Ma tanto non sentiva “…e quindi…” continuava “…prendo pure la pillola per respirare…”
Di fronte all’indissolubilità della pillola per respirare che magari teneva insieme tutto il sistema delle altre pillole nel Sig. Marte che nonostante la cistifellea rimossa, il fegato ingrossato, la prostata infiammata, il colon irritato, la sordità, il pancreas con l’adenocarcinoma stava ancora lì di fronte a me a parlare e alla sofferenza che la ristrutturazione del suo regime alimentare poteva causare…alzai le mani.
Ne presi peso e circonferenze e quindi lo salutai, mi accertai che non vi fossero problemi di sovrappeso.
“… e che devo fare dottoressa?” infine chiese. “Niente. Ha già fatto tutto. Continui così e ancora auguri.” Dissi. Forse aveva lui qualcosa da insegnare a me.
In un certo senso operai una resa.
Davanti al miracolo succede.