In questi giorni in cui anche il sole ci manca si è fatta notare la carenza pure di una sua “creatura”. La Vitamina D. Insomma non c’è voluto molto per portare anche la Vitamina D, un’altra delle protagoniste dell’interazione fra i nutrienti e la risposta immunitaria, alle luci della ribalta.
E’ di un paio di giorni fa la notizia che alcuni professori dell’Accademia di Medicina e dell’Università di Torino analizzando le possibili concause del contagio da covid 19, si sono soffermati sul danno da carenza di vitamina D, un problema che in Italia interessa una vasta fetta della popolazione, soprattutto anziana.
Questi accademici suggeriscono ai medici: “in associazione alle ben note misure di prevenzione di ordine generale, di assicurare adeguati livelli di vitamina D nella popolazione, ma soprattutto nei soggetti già contagiati, nei loro congiunti, nel personale sanitario, negli anziani fragili, negli ospiti delle residenze assistenziali, nelle persone in regime di clausura e in tutti coloro che per vari motivi non si espongono adeguatamente alla luce solare”. Anche perché “dati preliminari raccolti in questi giorni a Torino – si legge in una nota dell’Università – indicano che i pazienti ricoverati per Covid-19 presentano una elevatissima prevalenza di carenza di vitamina D“.
L’importanza della vitamina D: Calcio e risposta immunitaria
L’importanza della vitamina D in una corretta risposta immunitaria non è più un’ipotesi ma una conferma almeno dagli inizi dello scorso secolo.
In passato, le prime raccomandazioni da parte dei medici erano di non far mancare con la dieta Vitamina C e D. Il fine era di prevenire malattie dovute alla carenza di questi nutrienti, come lo scorbuto e il rachitismo.
Alla mancanza di Vitamina D erano imputati il rachitismo, malattia per cui le ossa crescevano malformate, o la tubercolosi, causata da un batterio a cui la Vitamina D da filo da torcere. Ed in un caso come nell’altro le cure di sole erano i primi rimedi.
Oggi si sa, grazie alle numerose osservazioni e studi, che la Vitamina D è importante sia per il metabolismo cellulare, controlla l’equilibrio del calcio, che per la regolazione della risposta del sistema immunitario. Con una sufficiente esposizione ai raggi UV-B (290-315 nm), il sole per intenderci, possiamo sintetizzare la vitamina D3 a livello della nostra pelle.
Questa vitamina è così importante che sarebbe stata un fattore capace di influenzare perfino l’evoluzione umana. Pronti alla storia di una selezione naturale naturale?
Vitamina D, sole ed evoluzione del genere umano
Circa 100.000 anni fa, gli uomini moderni (Homo sapiens sapiens) vivevano solo in Africa e la loro pelle era scura. All’inizio questi nostri antenati erano ricoperti da un folto pelo. Tuttavia perdere la maggior parte dei loro peli corporei si rivelò vantaggioso al fine di migliorare la prestazione durante le attività fisica di resistenza, come la caccia, poiché diminuiva la sudorazione. Ma la storia dell’evoluzione, la nostra storia, è storia di migrazioni, al netto di quello che pensano i sostenitori dei confini invalicabili.
L’Homo sapiens sapiens inizia a spostarsi dalla mamma Africa e arriva in Europa circa 40.000 anni fa. A questo punto avviene il processo inverso. Cioè la loro pelle divenne di nuovo pallida.
È interessante notare che i Neanderthal e gli europei e gli asiatici moderni hanno sviluppato una pelle chiara indipendentemente gli uni dagli altri. Nel loro insieme, lo schiarimento della pelle è dovuto alla necessità di sintesi di vitamina D nelle regioni geografiche con livelli più bassi di radiazione UV-B. Una selezione naturale.
Avere la pelle scura, quando si vive permanentemente alle latitudini settentrionali, avrebbe causato carenza di questa vitamina, con conseguente riduzione della forza ossea e muscolare nonché un sistema immunitario difettoso. Attualmente, gli individui con pelle scura che vivono lontani dall’equatore si ammalano molto di più di tubercolosi delle persone con pelle chiara.
Si è valutato che una pelle scura potrebbe produrre fino a sei volte meno vitamina D rispetto a una pelle pallida sotto la stessa esposizione ai raggi UV.
Bassi livelli di vitamina D sono correlati ad infezioni respiratorie
Ma soffermiamoci sul tema che negli ultimi mesi, purtroppo, ci interessa di più. La Vitamina D è un potente stimolatore di quei processi che portano all’eliminazione degli agenti infettivi.
Essa aiuta a promuovere la risposta immunitaria prevenendo i possibili danni che un eccesso di risposta infiammatoria può aver su un tessuto del nostro organismo.
Diverse cellule coinvolte nella difesa immunitaria sono in grado, legandosi ad una delle forme più stabili della vitamina D, di riconoscere gli agenti infettivi e produrre proteine antibatteriche in grado di eliminarli. Una selezione naturale.
Bassi livelli di vitamina D sono correlati ad infezioni respiratorie come l’influenza ed in pazienti con complicazioni renali non solo ad un aumento del tasso di infezione ma anche alla morte. Una carenza di Vitamina D è associata ad un aumento del rischio di tubercolosi, una delle malattie infettive più disastrose che abbia mai interessato l’uomo, con un bilancio delle vittime stimato di oltre un miliardo negli ultimi 60.000 anni. Inoltre, la vitamina D ha dimostrato di prevenire anche altri tipi di infezioni microbiche, come quelle del tratto respiratorio o urinario.
Proprio da studi che hanno dimostrato la sua capacità di prevenire infezioni acute, soprattutto, del tratto respiratorio nasce l’indicazione, a supporto della salute pubblica, di addizionare la vitamina D ad alcuni cibi, in particolare in contesti in cui è frequente la sua carenza. Una corretta presenza della vitamina D, può contribuire al mantenimento del benessere e alla prevenzione delle malattie legate all’età e allo stile di vita, in particolare quelle legate all’infiammazione persistente.
Domande d’obbligo
- Quanta Vitamina D è consigliato assumere a scopi preventivi?
- Quanta posso ricavarne dai cibi, e quali?
- Quanto dovrei espormi al sole per avere una sufficiente produzione di Vitamina D?
- La presenza Vitamina D può essere influenzata dall’assunzione di qualche farmaco?
Per le risposte, giusto qualche giorno per organizzare dati, pensieri e una reclusione forzata che non riesco a tramutare in ozio.
Biblio/Sitografia
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